Sentiamo l’esperienza del dottor Marco Maroni, HR Manager della Elmec Informatica SPA di Brunello (VA).
Nello scorso autunno l’azienda, dopo diverse esperienze di alternanza formativa, ha deciso di sperimentare l’apprendistato di primo livello per l’assunzione di Simone Pasetto, iscritto al 4° anno IeFP per “Tecnico di Servizi alle Imprese” del CIOFS di Varese.
L’azienda è Managed Service Provider di servizi e soluzioni IT e implementa progetti innovativi che migliorano i processi delle aziende. Con circa 600 dipendenti e un fatturato di 182 milioni di euro è la più grande azienda italiana privata del settore IT con sette sedi in Italia, di cui tre a Brunello (VA), a Gazzada, Brescia, Padova e Parma, e una sede a Morbio, in Svizzera.
E’ attiva in oltre 60 Paesi (UE, Cina, Giappone, USA, Sud Africa, Singapore) direttamente o tramite partner qualificati grazie alle competenze di 5000 tecnici.

D. Qual è stata la vostra esperienza di assunzione con apprendistato di primo livello? Perché avete scelto questa misura rispetto ad altre?
R. Si è trattata di un’esperienza positiva che ha permesso alla nostra azienda di affrontare ed allargare le modalità di approccio ai giovani, oltre all’ormai ben noto apprendistato professionalizzante.
D. Quali sono i vantaggi che riscontra, per la sua azienda, nel formare internamente un giovane in apprendistato?
R. I vantaggi aziendali nell’inserimento di un giovane in apprendistato sono essenzialmente quelli di poter contribuire alla formazione di un futuro professionista che abbia ben chiaro quali possano essere le dinamiche e le esigenze aziendali.
D. Come ha trovato il giovane con cui avviare un contratto di apprendistato? Che cosa cerca in un giovane che pensa di assumere?
R . Il ragazzo ci è stato presentato dal Centro di Formazione delle Salesiane per effettuare un percorso di alternanza scuola/lavoro e dopo due anni in questa modalità abbiamo deciso di consolidare la collaborazione attraverso l’apprendistato. Nei giovani è fondamentale la spinta e la passione che possono mettere in quello che hanno deciso di intraprendere.
D. Quali sono i profili più difficili da trovare nella vostra impresa? Quali quelli di cui più avete bisogno?
R. Ogni profilo ricercato ha delle peculiarità specifiche che possono essere più o meno difficili da ritrovare nel candidato. Elemento comune sono ad ogni modo le softs skills, che sempre di più assumono un ruolo determinante nella valutazione di una persona. I profili richiesti sono principalmente di carattere tecnico ad ampio raggio, dall’assistenza all’utente agli specialisti di determinate tecnologie. Anche in ambito commerciale abbiamo diverse posizioni aperte.
D. L’azienda offre sicuramente un’occasione di crescita al giovane, viceversa, possiamo dire lo stesso del giovane per l’azienda?
R. Certamente. L’inserimento di un giovane determina una spinta positiva anche nei colleghi più senior che si trovano, di fatto, nella necessità di esprimere le loro conoscenze e competenze in una chiave didattica e non meramente operativa, per poterle trasmettere al ragazzo. Si crea così un circolo virtuoso che permette di far trovare nuovi stimoli a tutti i soggetti coinvolti.
da QN Lunedì 28 gennaio 2018
L’ESPERTO Il direttore di Bianchi «Pochi meccanici»
COMPETENZE sempre più trasversali, buon inglese e disponibilità a viaggiare. Ecco cosa cerca nei giovani che assume un’azienda storica come FIVE Bianchi S.p.A, meglio conosciuta come Bianchi, fabbrica di biciclette nata a Milano nel 1885. Bianchi è parte del gruppo svedese Cycleurope AB e nello stabilimento di Treviglio lavorano circa 100 persone. Fabrizio Casellato, direttore amministrativo di FIVE Bianchi S.p.A, ha risposto alle domande del progetto Master dell’Associazione degli Enti di Formazione della Lombardia che ha coinvolto 300 aziende lombarde. La ricerca è stata realizzata per conoscere il
fabbisogno delle aziende per l’inserimento dei giovani.
Riuscite a trovare i lavoratori di cui avete bisogno?
«Spesso facciamo fatica a trovare meccanici adatti. Non credo sia per la specificità delle lavorazioni, è un problema comune a molti settori della metalmeccanica. I mestieri manuali hanno perso
sicuramente di interesse tra i più giovani».
Qual è il vostro legame con le scuole?
«Complici le difficoltà di cui parlavo, ci siamo legati sempre di più alle scuole per dotarci delle persone di cui abbiamo bisogno. I ragazzi vengono da noi in stage e, se il rapporto poi va avanti, integriamo la loro formazione con quella che serve per lavorare qui».
Quali sono i requisiti minimi richiesti?
«Un’ottima conoscenza della lingua inglese, non solo in ambito amministrativo. Ci aspettiamo anche ci sia disponibilità a viaggiare: i fornitori sono in tutto il mondo e può capitare di dover effettuare trasferte».
Cosa cercate nelle persone che assumete?
«Qui fabbrichiamo biciclette di alta gamma. Sono richieste, anche per i meccanici, competenze sempre più trasversali. Non vogliamo esecutori, dove c’è un problema ci piace che il meccanico se ne faccia carico. Insomma, quando selezioniamo persone cerchiamo lavoratori che portino un valore aggiunto».
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